Capita di incontrare una persona che ci piace
tantissimo, che ci fa sentire a nostro agio, che non vediamo l'ora che venga a
prenderci per trascorrere un po' di tempo con lei, tempo che non sembra mai
sufficiente ad appagare il nostro bisogno di starle accanto. Tutto in apparenza
procede a meraviglia, il nostro sentimento cresce giorno dopo giorno e quasi
non ci rendiamo conto che impercettibilmente prima, e in maniera più evidente
poi, le cose iniziano a cambiare, come se ciò che fino a quel momento ci
sembrava naturale sembra diventare forzato e ciò che avevamo dato per acquisito
ci sfugge dalle mani.
Allora ci poniamo delle domande alle quali però non
troviamo risposta, considerando il fatto che in noi non c'è stato alcun
cambiamento, e che successivamente giriamo all'altro facendolo sentire a sua
volta nella condizione di darsi e di darci spiegazioni. Fino al giorno in cui
ci prende e ci spiega, con dispiacere e sofferenza interiore, che, nonostante
si renda conto di quanto siamo speciali, che certamente non troverà mai più una
persona che valga tanto, che ci tiene tantissimo a noi, ma che siamo capitati
in un momento sbagliato della sua vita.
E' davvero così?
La nostra possibilità di amare o di essere amati
dipende quindi dal momento in cui capitiamo nella vita di una persona?
Con sofferenza ci troviamo a dover accettare la
scelta dell'altro, rassegnandoci al destino avverso che ci ha fatto incontrare
la persona giusta nel momento sbagliato, e sperando, in cuor nostro, che prima
o poi l'oggetto del nostro desiderio tornerà da noi. Poi però, poco dopo la
fine della nostra storia, può capitarci di incontrare casualmente la persona
che ci è sfuggita via senza che potessimo far niente per trattenerla, mano
nella mano con un'altra, comportandosi con lei nel modo esatto in cui avremmo
desiderato lo facesse con noi.
A quel punto ci domandiamo cosa avevamo noi che non
andasse e perché qualcuno che poco prima si era detto fermamente convinto di
non volere una relazione seria nel momento in cui c'eravamo noi nella sua vita,
di colpo, incontrando qualcun altro, sceglie di averla. Oppure ci arrabbiamo perché
ci sentiamo presi in giro da chi probabilmente voleva solo trascorrere dei
momenti piacevoli, prendendosi tutto ciò che poteva da noi senza voler dare niente
in cambio né prendersi alcuna responsabilità. Il dubbio di aver preteso troppo
e troppo presto, di aver pressato l'altra persona, di averle rivelato con
troppa sincerità tutti i nostri sentimenti e di averla fatta sentire troppo
sicura, si insinua in noi, e non ci fa vivere in pace per molto tempo.
Esiste un momento giusto e uno sbagliato?
E' giusto limitarsi nel dare per paura che l'altro
ci veda troppo coinvolti e scappi?
Se guardiamo indietro e ci mettiamo nei panni
dell'altro ci potrebbe apparire tutto molto più chiaro, perché noi stessi a
volte abbiamo dato la stessa risposta ad altre persone, senza avere una vera consapevolezza
del perché non riuscivamo a desiderare di stare in modo serio con loro, pur
essendo coscienti del valore e dell’intensità dei loro sentimenti. Se ci
mettiamo nei panni dell'altro ricordiamo anche che un sentimento troppo
evidente, da parte di qualcuno per il quale non provavamo le stesse emozioni,
ci aveva fatto sentire a disagio, non perché fosse presto o tardi, quanto
perché sapevamo di non poter soddisfare le sue aspettative.
Se ci mettiamo nei panni dell'altro sappiamo che
quando abbiamo incontrato qualcuno che ci faceva battere forte il cuore, anche
se era capitato nel momento più sbagliato della nostra vita, il più pieno di
problemi o di cose da fare, abbiamo comunque scelto di vivere la relazione;
anche se ci aveva investito di attenzioni dal primo istante, anche se ci aveva
detto ti amo dopo mezzo secondo dal primo sguardo, anche se voleva trascorrere
con noi ogni momento libero, nonostante fossimo pieni di impegni.
Perché davanti a due cuori che battono forte
generando un qualcosa che ci permette di camminare a un metro da terra, anche
il momento più sbagliato diventa immediatamente giusto.
Marta Lock