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Videogiochi: forma di comunicazione visiva o alienatori sociali

lunedì 6 dicembre 2010

Quanti tipi di videogiochi esistono?
Moltissimi. Non si ha il tempo di contarli che giá ne nascono di nuovi.
Si possono comunque individuare due grandi gruppi di base: i videogiochi simulativi e i videgiochi arcade. Com’è noto, i giochi simulativi si basano sulla riproduzione del mondo reale e coinvolgono il giocatore in esperienze virtuali molto articolate, spesso difficili e impegnative in termini di tempo (ne sono valido esempio i simulatori di guida, di volo o di guerra). I giochi arcade invece sono l'esatto opposto. L’utente che sceglie questa seconda tipologia non ha voglia di cimentarsi nelle meccaniche di un game troppo complicato, bensí preferisce un divertimento piú leggero e veloce.

I videogames si sono evoluti diventando una sorta di specchio dell’animo umano: ne esprimono desideri, paure, ambizioni, gusti, passioni... a volte perversioni. Il loro stile è cambiato col tempo adattandosi al mutare dei costumi sociali. Non si rivolgono a settori di utenza ben definiti, perché la loro piú grande virtú sta nel regalare ai giocatori esperienze spesso agli antipodi della propria personalità reale.
La loro creazione è stata un processo graduale: ha visto gli albori negli anni '50 (partendo dall’ambiente scientifico-universitario americano), ma il vero e proprio sviluppo è giunto a partire dalla seconda metà degli anni ‘70. Il grande boom di Internet negli anni ‘90 ne ha poi favorito una diffusione massiccia, grazie soprattutto a quell’infinità di giochi gratis che sono stati resi disponobili online (Internet ha anche permesso il gioco simultaneo in rete a più persone situate in diverse parti della Terra).
La fascia anagrafica più cospicua tra gli utenti dei giochi online è statisticamente compresa tra i 16 e i 29 anni, sebbene in alcuni paesi l'età media sia più elevata (in Italia è 28 anni).

Secondo alcuni psicologi, i videogiochi sottopongono il cervello dei giocatori a un intenso stimolo, tale da indurli ad agire in maniera differente rispetto all'usuale grazie alla immediatezza del messaggio visivo fornito dall’ animazione e dalla grafica. Questa constatazione ha portato degli studiosi ad affermare addirittura che tale comunicazione visiva stia introducendo un nuovo tipo di cultura che contrasta quelle finora note (la cultura orale e quella scritta). Pareri meno estermisti considerano invece i giochi virtuali pura espressione di un'arte visuale a sé stante.
Il videogioco è stato anche al centro di critiche e polemiche (pompate soprattutto dai mass media) in relazione al verificarsi di taluni episodi di cronaca nera. E' stata infatti affermata l’esistenza di un collegamento diretto tra i giochi dai contenuti violenti e l’inconscia istigazione al reato esercitata sui giocatori. L’Universitò dello Iowa ha pubblicato al riguardo uno studio (sul Journal of Experimental Social Psycology) in cui, attraverso dati statistici, avalla la tesi che l’esposizione alla violenza simulata (ad esempio nei giochi sparatutto) porta gli utenti a desensibilizzarsi nei confronti della violenza reale, aggiungendo che i giochi violenti causano non solo una maggiore aggressività, ma anche un aumento dell’intolleranza e una diminuzione dell’altruismo. In sintesi, l'intero mondo del divertimento virtuale paragonato ad una «macchina per la desensibilizzazione sistematica dell'individuo».
A tali voci, altre rispondono comunque che gli esseri umani sono normalmente capaci di distinguere la finzione dalla realtà, e che questi sporadici episodi di macabra emulazione sono da ricondurre a deficit pisicologici già insiti in alcuni singoli individui.
Del resto, si sa che fenomeni di emulazione negativa esistono in realzione al cinema, alla televisione o ai giornali.

Le opinioni sulla natura dei videogiochi sono dunque molto contrastanti tra di loro e schierarsi totalmente dalla parte dell’una o dell’altra risulta, a mio avviso, un po' eccessivo.
Meglio quindi seguire il vecchio motto romano in medio stat virtus, e godersi ogni tanto dei sani momenti di svago virtuale scegliendo i giochi di proprio gusto e apprezzando l’esperienza surrogata che offrono come un mero divertimento temporaneo, da non confondere con la vita reale, con l’arte o con la cultura che i cari vecchi libri possono ancora darci.

Informazioni sull'Autore


Patrizia Contini, appassionata di giochi online gratis


Fonte: Article-Marketing.it

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