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la verità sulle cartucce ricaricabili

lunedì 6 dicembre 2010

A
chi non è mai capitato di trovarsi nel bel mezzo della stampa di un
documento importante e di accorgersi che è finita la cartuccia della
stampante? In quel momento, improvvisamente, la cartuccia diventa un
bene di prima necessità, indispensabile, che dobbiamo immediatamente
correre fuori a comprare. Senza contare che ogni stampante adotta un
tipo particolare di cartucce, e il negoziante potrebbe aver finito proprio le nostre. Una cosa che accade più frequentemente di quanto si pensi.

In quel malaugurato caso, bisogna continuare a cercare, oppure ancora meglio sarebbe comprare delle cartucce ricaricabili.
Esistono però due tipi di cartucce ricaricabili, ed è importante fare
attenzione a ciò che si acquista. In merito a questo argomento c'è da
fare una piccola premessa, perché in molti o perlomeno in chi non è un
esperto del settore è viva la credenza che tutte le cartucce siano
ricaricabili, e in alcuni casi è anche difficile spiegare che non tutte
le cartucce di stampa siano ricaricabili. Per esempio le cartucce Epson
originali non sono ricaricabili, infatti l'intelaiatura della cartuccia
presenta delle piccole aperture fatte con lo scopo esclusivo di
"boicottarne" la ricarica, inoltre il microchip post sulla cartuccia
almeno per gli ultimi modelli dà non pochi problemi di resettaggio e di
conseguenza la cartuccia continua a risultare scarica e non parte.
Esistono ad esempio cartucce vuote definite "no sponge" perché senza
spugna che possono essere ricaricate, questa tipologia di cartucce è
ricaricabile più volte ma ogni volta va azzerato il microchip montato
sulla cartuccia che ne ripristina il livello dell'inchiostro.

Altra
tipologia di cartucce ricaricabili è quella definita "monoblocco" e
sono le cartucce con testina integrata, come per esempio le cartucce
Hp, Lexmark, e alcune tipologie di Canon. Queste cartucce sono
ricaricabili a patto che la cartuccia venga ricaricata non appena è
terminata o per lo meno entro un breve lasso di tempo e soprattutto,
venga utilizzata con una certa frequenza. È questo infatti il vero
segreto che sta dietro una buona riuscita di una ricarica inkjet e cioè
che la cartuccia la si utilizzi spesso con questo non si chiede di
stampare come dei matti, ma nemmeno di abbandonare la stampante nel
dimenticatoio.

Ricaricare una cartuccia costa in media molto
meno che comprarne una nuova, ma occorre fare attenzione a che tipo di
stampante di possiede per essere sicuri che la cartuccia ricaricata poi
funzioni davvero. Stiamo parlando ovviamente di stampanti a getto
d’inchiostro e non di stampanti laser, che utilizzano invece il toner.

Ormai moltissimi negozi propongono la vendita di cartucce
ricaricabili o rigenerate. La rigenerazione delle cartucce è però
sicuramente un processo sia anti-crisi, in quanto più economico, che
ecologico, in quanto si evita di dover buttare la cartuccia nelle
immondizie e creare così una enorme quantità di rifiuti solidi e non
riciclabili. Gli agenti chimici contenuti nelle cartucce sono infatti
altamente tossici.

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A cura di Martina Meneghetti

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Fonte: Article-Marketing.it

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